1 apr 20192 min

La FCTI si distanzia dal piano di abbattimento per la caccia tardo autunnale

Il piano di abbattimento per la seconda fase della caccia al cervo, che inizierà fra circa tre settimane, è stato deciso: bisognerà ancora prendere 830 capi. Sommati ai 1’243 della caccia alta e a quelli delle azioni primaverili di guardiacampicoltura, arriviamo esattamente a 2’200 cervi che, secondo il Cantone, vanno tolti di mezzo nel corso del 2014. Se poi aggiungiamo tutti quelli morti per altre cause (inverno, predazione, incidenti, malattie) superiamo tranquillamente i 2’500 capi, il che rappresenta quasi la metà dell’effettivo primaverile stimato (45,5%).

Il Capo ufficio dell’UCP ha spiegato che: ”I motivi per mantenere alta la pressione su questa specie sono noti, si tratta in concreto di limitare (diminuire) il numero di cervi presenti sul territorio per evitare eccessivi danni alle colture (vigna in primis). Ora, visto che il numero di catture durante la caccia alta non ha raggiunto gli obiettivi prefissati, si tratta di continuare con la stessa strategia anche durante la caccia tardo autunnale. Le misure e le decisioni concernenti la caccia tardo autunnale vanno in questa direzione.”
 
La FCTI non ci sta e dopo lunghe e vane discussioni, si è distanziata, perché la caccia al cervo non deve diventare una lotta senza quartiere, che dura tutto l’anno, di giorno e anche di notte, soltanto perché negli anni, in Ticino, si è istaurato un costoso sistema di risarcimento dei danni della selvaggina, unico in Svizzera. Il cervo è una specie autoctona che ha ricolonizzato il Ticino nel corso degli ultimi decenni e in base alla legge federale ha diritto a occupare i suoi spazi vitali. La FCTI è favorevole a una corretta gestione della specie, anche con prelievi importanti, come lo dimostrano alcune proposte presentate dai nostri rappresentanti in seno ai vari gruppi di lavoro: citiamo ad esempio l’aumento dei giorni di caccia nel mese di settembre, la riduzione della superficie delle bandite, l’apertura alla caccia dei fondovalle, la riduzione delle distanze di tiro da strade e da abitati. In tal senso la FCTI ha presentato il suo piano, basato sulle direttive federali e sui criteri utilizzati dal Canton Grigioni, adattandolo all’obiettivo della diminuzione degli effettivi in certi distretti. Le nostre cifre risultano inferiori nel totale complessivo, ma anche in singoli distretti e nel totale delle femmine adulte. Pretendere poi che i cacciatori debbano limitare le catture dei maschi nel numero e nei giorni durante la caccia settembrina, per poi vedere che gli stessi vengono uccisi nottetempo in periodo di protezione, appare difficile da comprendere e da giustificare; come del resto non si comprende perché da un lato occorra rispettare la struttura sociale dei maschi, mentre quella delle femmine viene tartassata senza nessun riguardo e in dispregio delle direttive federali in materia. Ma è inutile perdersi in sterili polemiche, anche perché da parte dell’UCP già si mettono i piedi in avanti: “Il piano di abbattimento è ambizioso e sarà oggettivamente difficile da raggiungere”. Aspettiamo i risultati e a bocce ferme ognuno potrà tirare le proprie conclusioni.

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