La prevenzione e l'informazione sulle zecche e le potenziali malattie da esse trasmesse toccano anche i cacciatori. Con la bella stagione e la ripresa delle attività all’aria aperta, torna d’attualità anche in Ticino la presenza delle zecche nei boschi e nei prati. Il Dipartimento della sanità e della socialità ha avviato un monitoraggio e una campagna per favorire una corretta informazione della popolazione, così da evitare ogni allarmismo e promuovere la vaccinazione per chi è maggiormente esposto. Ixodes ricinus – nome scientifico della zecca – è presente nei boschi elvetici fino a un’altitudine di circa 1.500 metri, ed è attiva nel periodo compreso fra i mesi di marzo e ottobre; vive esclusivamente nella vegetazione bassa, dove attende il passaggio di un animale ospite. In Europa, questo parassita è in alcuni casi portatore di malattie: la borreliosi di Lyme e la meningoencefalite verno-estivale da zecca (TBE).
Per verificare la situazione nel nostro Cantone, nelle estati scorse l’Ufficio del medico cantonale ha condotto un progetto di ricerca, raccogliendo oltre 12.000 zecche sul territorio ticinese. Le analisi molecolari sul materiale raccolto hanno confermato, come era già noto, la diffusione del batterio responsabile della borreliosi su tutto il territorio cantonale, con una presenza nel 26% delle zecche raccolte in Ticino. Questo dato rientra nei valori riportati a livello svizzero, che variano tra il 5% e il 50%. La malattia può manifestarsi in diversi modi, ma generalmente inizia con l’apparizione di una macchia rossa attorno al punto della morsicatura che si espande progressivamente prendendo la forma di un anello per poi scomparire. Grazie ad una terapia antibiotica, molto efficace, si può evitare la progressione verso altri disturbi più gravi, in particolare a livello cutaneo o neurologico. Le analisi condotte dall’Ufficio del medico cantonale hanno poi rilevato in alta Vallemaggia – per la prima volta in Ticino – una presenza puntuale del virus TBE. In Svizzera sono soprattutto i Cantoni dell’altopiano a essere interessati da questa patologia, con 121 casi registrati nel 2015. L’assenza di casi clinici a livello cantonale esclude al momento il Ticino dall’elenco di queste aree potenzialmente a rischio. La malattia si manifesta con sintomi influenzali e in un 10% dei casi può poi propagarsi al sistema nervoso centrale. Non esistono trattamenti specifici e le autorità federali raccomandano quindi la vaccinazione contro il virus della meningoencefalite da zecca alle persone che frequentano le zone nelle quali esistono focolai registrati. La prevenzione rimane in definitiva l’elemento principale per chi frequenta i nostri boschi. Chi passeggia o pratica attività all’aperto in zone di altitudine inferiore a 1.500 metri è invitato a indossare scarpe chiuse, abiti lunghi, a usare un repellente efficace contro le zecche e a considerare la vaccinazione. Al rientro da una passeggiata e nei giorni successivi, un controllo sui vestiti e su tutto il corpo va effettuato a più riprese. In caso di morsicatura da zecca, è importante togliere al più presto l’acaro con una pinzetta, disinfettare la zona interessata e annotare la data dell’evento.
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