Ancora una volta voteremo su un'iniziativa dal titolo attraente, ma dal contenuto estremo. L’iniziativa “per la natura e il paesaggio” in votazione il prossimo 22 settembre è molto problematica sotto molteplici aspetti. Benché i promotori cerchino di spostare il discorso sulla sola biodiversità, la sua portata e le sue conseguenze vanno ben oltre. L’iniziativa chiede non solo di preservare “i paesaggi, i siti caratteristici, i luoghi storici, i monumenti naturali e culturali degni di protezione” (art. 1a) ma anche che “la natura, il paesaggio e il patrimonio architettonico siano tutelati al di fuori degli oggetti protetti” (art. 1b). Lo stesso Parlamento e il Consiglio Federale la considerano eccessiva e problematica, perché creerebbe incertezza giuridica con la legislazione vigente, anche quella approvata alle urne, come la Legge sull’energia. Altresì i soli costi diretti dell’iniziativa per Confederazione e Cantoni sono stimati in oltre 440 milioni all’anno, immaginiamo solo quelli per aziende e consumatori che non sono stati considerati nei calcoli. Applicare il testo significherebbe quindi creare nuove superfici protette e aumentare la tutela non solo di quelle esistenti ma anche al di fuori di esse. Seppure anche le regioni urbane verrebbero toccate, con limitazioni e restrizioni (p. es. edilizie) di vario genere, sarebbero le regioni di montagna a venire penalizzate in modo particolare e così tutte quelle attività che hanno un contatto diretto con la natura: agricoltura, selvicoltura, turismo e anche la caccia. Proprio quelle attività che portano a dei benefici per la natura stessa troppo spesso minimizzati o ignorati da chi preferisce concentrarsi su pochi casi limite negativi. La via delle proibizioni non fa di certo un servizio all’ambiente, perché riduce il nostro ruolo a semplici esecutori dei desiderata altrui, senza nessun legame vero o profondo con il nostro territorio e, quindi, consapevolezza. Al contrario, tale iniziativa creerebbe nuovi gravi problemi e aumenterebbe la nostra dipendenza dalle importazioni di generi alimentari, elettricità o legname. Infatti, i promotori dell’iniziativa mirano a rafforzare ancor di più l'obiettivo attuale della politica forestale, ovvero la delimitazione del 10% delle foreste in riserve forestali, dimenticando però che già oggi circa il 20% delle aree forestali sono riserve, perché non più sfruttate, perché scarsamente servite o perché il loro sfruttamento non è redditizio. Tuttavia, nelle foreste e in agricoltura è emerso che l’abbandono totale dell’utilizzo non ha portato ad un aumento, bensì ad una diminuzione della biodiversità. Per essere efficace, la protezione della natura deve essere differenziata e adattata a ciascuna situazione: utilizzare e valorizzare non è il contrario di proteggere. Le numerose misure varate dalla Confederazione e dai Cantoni stanno dando i loro frutti, restiamo quindi sulla strada intrapresa di successo, votando NO all’iniziativa sulla biodiversità e continuando a prenderci cura del nostro territorio, vivendoci e imparando da esso!
Sem Genini – Unione Contadini Ticinesi
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